A quattro anni dal referendum per l'acqua bene comune, il presidente di Acque Vicentine fa il punto della situazione

SI PUO' FARE - investimenti, sviluppo, efficienza
Dopo quattro anni, cosa rimane del voto del referendum per l’acqua bene comune?
Le posizione sono tante e diverse. C’è chi quel voto se l’è semplicemente dimenticato e chi invece non perde occasione per dire che quel voto è stato tradito. C’è poi chi ogni giorno di quest’acqua si prende cura: la raccoglie dalle falde e la porta nelle case, la pulisce e la restituisce all’ambiente.

Ci sono, cioè, gestori come Acque Vicentine che continuano a svolgere il loro ruolo per far sì che quel voto espresso dagli italiani nel giugno 2011 non solo non resti una mera scheda messa in un’urna, ma trovi vera realizzazione ogni giorno. Come? Prima di tutto garantendo una gestione pubblica, partecipata e trasparente. I proprietari di Acque Vicentine sono i cittadini attraverso i sindaci dei Comuni soci. Sono loro a dare direttive e indirizzi. Sono loro a garantire che la gestione resti indissolubilmente legata al territorio.

È su queste basi che Acque Vicentine in questi anni ha costruito bilanci sani, con i conti sempre in ordine, facendo utili che non sono mai andati nei dividendi dei soci ma sono sempre stati re-investiti nel territorio: per realizzare le opere e gli interventi necessari a cercare di garantire un servizio idrico di qualità, efficiente, moderno e adeguato alle richieste della nostra terra e dei nostri utenti.

Tutte le risorse consegnate all’azienda attraverso le bollette sono così sempre tornate al territorio in termini di opere per il miglioramento del servizio (e di conseguenza in opportunità di lavoro per aziende, in molti casi del nostro stesso territorio). Negli ultimi quattro anni abbiamo realizzato investimenti per 43 milioni di euro e altri 54 ne realizzeremo entro il 2017 per migliorare il sistema di acquedotto, fognatura e depurazione.

Questo per noi significa dare seguito a quanto chiesto dagli italiani con il loro voto. Il loro no alla privatizzazione trova risposta nella sfida all’efficienza alla quale noi gestori in-house non ci sottraiamo.

Una sfida che affrontiamo lavorando nel territorio e con il territorio, come detto, ma anche cercando strade innovative. È il caso ad esempio del consorzio Viveracqua. Un progetto di collaborazione concreta tra gestori pubblici veneti con il quale vogliamo percorrere nuove opportunità di crescita e nuove forme alternative alle grandi realtà industriali che hanno più potere sul mercato. Un percorso che guarda lontano senza però mai farci perdere – ma anzi che ci spinge a valorizzare – quel nostro valore aggiunto e quell’unicità che nascono dallo stretto legame con il territorio che caratterizza noi piccoli gestori locali.

È anche così che ogni giorno Acque Vicentine e i sindaci dei Comuni soci difendono, danno senso e promuovono la volontà espressa dagli italiani 4 anni fa quando quasi all’unanimità hanno votato perchè l’acqua resti sempre un bene comune.



Ciao sono Chiara
Posso esserti d'aiuto?