A 9 anni dal referendum sull’acqua pubblica, il Presidente Guzzo racconta emozioni ed evoluzione di un sistema che a Vicenza funziona

17 giugno 2020

Il 12 e 13 giugno 2011 27 milioni di italiani si recavano alle urne e chiedevano con un referendum molto dibattuto che la gestione del servizio idrico rimanesse pubblica. A nove anni da quel prezioso voto per l’intero Paese, ne parla il Presidente Angelo Guzzo.

Ritiene che la volontà espressa dal referendum sia stata rispettata?

Sono convinto che a Vicenza e in Veneto questo sia avvenuto. Ho sempre sostenuto l’importanza del controllo pubblico. Nello statuto di Viacqua, non a caso, si legge “la quota di capitale pubblico in mano ad enti locali non potrà in ogni caso essere inferiore al 100% per tutta la durata della società”.

I cittadini, attraverso i propri sindaci, hanno così il controllo dell’operato del gestore del servizio idrico integrato. Non esistono dividendi tra i soci per scelta degli stessi Sindaci. Ogni singolo euro di utile viene riversato per sostenere gli investimenti ed i costanti ammodernamenti delle reti sul territorio servito.

Serviva poi un ente indipendente in grado di svolgere con forza il ruolo di regolatore, avendo al tempo stesso come focus la tutela degli interessi dell’utenza. Credo che Arera in questo campo abbia fatto un buon lavoro. Ha rappresentato gli interessi dei contribuenti e ha consentito a noi gestori di operare efficacemente. 

Il referendum nasceva dalla volontà di garantire un importante rinnovamento delle infrastrutture idriche italiane. La gestione pubblica è in grado di garantire gli investimenti necessari?

Acque Vicentine e AVS prima, Viacqua poi, si sono impegnati nella realizzazione di interventi costanti e diffusi sul territorio. Poche settimana fa Viacqua ha approvato il bilancio consuntivo 2019 che ha confermato un aumento del 14% degli investimenti rispetto al 2018, superando i 28 milioni di euro. 13 milioni sono stati impegnati nella riduzione delle perdite idriche, nella sostituzione dei contatori e nell’ammodernamento della rete acquedottistica. 5 milioni sono quelli invece investiti nel controllo dell’acqua depurata e nello smaltimento dei fanghi di depurazione, mentre 10 sono stati destinati all’efficientamento della rete fognaria, portando il servizio anche in diverse zone non ancora fornite.

Questo è il resoconto di quanto è stato realizzato nel 2019. Guardando, invece, all’anno in corso, con le difficoltà economiche causate dalla pandemia da Covid-19, e ai prossimi anni, quali indirizzi strategici si è data l’azienda?

Oltre alla gestione del servizio idrico integrato, Viacqua non ha mai smesso di essere al fianco dei cittadini, delle aziende, del mondo della solidarietà e del volontariato. Dopo il bonus idrico emergenziale già deliberato dall’ATO Bacchiglione a favore dei comuni gestiti, nel mese di giugno anche Viacqua vuole fare la propria parte integrando il contributo di un milione di euro. Stiamo inoltre spingendo sull’utilizzo dello strumento dell’autolettura da parte delle attività rimaste ferme in seguito al lockdown, per poter emettere bollette parametrate ai reali consumi. Per i prossimi anni abbiamo messo in campo un piano triennale degli interventi del valore di circa 150 milioni di euro. Sul paniere ci sono ben 30 milioni dedicati alla riduzione delle perdite idriche con sostituzione delle tubazioni più vecchie e ammalorate, per un utilizzo più efficiente e sostenibile dell’acqua. Altri 30 milioni sono impegnati per assicurare acqua di qualità e continuità nelle forniture e altrettanti saranno investiti per adeguare gli impianti di depurazione, con dismissione delle strutture con minori prestazioni ambientali e uno sforzo sempre maggiore nel migliorare la depurazione, in modo da assicurare la salvaguardia dei corsi d’acqua e degli ecosistemi a loro collegati.

Infine con 40 milioni di investimenti Viacqua potenzierà la rete fognaria. Verranno servite nuove zone e si lavorerà molto sulla separazione delle linee fognarie da quelle di smaltimento delle acque meteoriche, una soluzione che almeno in parte permetterà di contrastare gli effetti delle tanto temute “bombe d’acqua”, facendo defluire meglio la pioggia.

Che ricordo conserva dei giorni del referendum?

A ripensarci provo ancora una grande emozione. Arrivavamo da un lungo periodo di consultazioni abortite per non aver raggiunto il quorum. L’ultima volta che lo si era raggiunto era accaduto nel giugno del 1995. Dopo aver speso tante serate a confrontarmi pubblicamente con tantissime persone, il dibattito è riuscito a fare breccia negli interessi dei cittadini e quell’entusiasmo che si respirava nei circoli di partito, nelle sale pubbliche, negli incontri informali o nelle chiacchiere per strada si è tramutato in un’ampia partecipazione al voto che, purtroppo, abbiamo rivisto poche altre volte da allora.

 

Ciao sono Chiara
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