I Piani di sicurezza dell'acqua (PSA) sono strumenti di valutazione e gestione dei rischi per l’acqua potabile in un determinato distretto territoriale, redatti in stretta collaborazione con le Unità Locali Socio Sanitarie (ULSS) e l'Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto (ARPAV) e condivisi con i Comuni interessati.
Nell’ambito del confronto tra gestori attivo nel consorzio Viveracqua sono stati messi a punto procedure, modelli e metodi di analisi con la partecipazione, tra gli altri, dell’Istituto Superiore della Sanità e della Regione Veneto. La loro elaborazione prevede:
la caratterizzazione del contesto, studiando l’utilizzo del territorio afferente ai punti di approvvigionamento presenti e identificando le fonti di pressione che possono avere un potenziale impatto negativo sulla qualità delle acque sotterranee (attività produttive, agricole, zootecniche, discariche, bonifiche, cave, etc.) e le sostanze che queste possono eventualmente rilasciare nel sottosuolo.
l’elaborazione delle informazioni raccolte con sistemi georeferenziati e modelli matematici, per giungere a un’analisi quantitativa dei rischi lungo tutta la filiera acquedottistica (dalle captazioni ai punti di consegna agli utenti), e alla conseguente definizione delle priorità di intervento.
La progettazione di apposite misure di mitigazione del rischio, ovvero di infrastrutture, dispositivi, interventi gestionali e formativi, come ad esempio la predisposizione di sistemi di monitoraggio precoce, con pozzi spia a monte delle captazioni, che consentono di rilevare una contaminazione prima che giunga ai punti di attingimento e di intervenire di conseguenza.
Il numero di utenti serviti da sistemi di acquedotto per i quali è stato completato un piano di sicurezza dell’acqua a fine 2024 è pari all’1,1% del totale.